Dove finisce il tempo delle mamme?

Dove si nasconde il tempo solo per noi, quello per ricaricarci, per prendere fiato, quello che ci permette poi di essere le mamme e le mogli che vogliamo essere, sufficientemente presenti, attente, pronte ad ascoltare, a consolare, a cullare, a giocare, ad abbracciare, ad addormentare, pronte ad esserci, sempre?

Dove lo troviamo, nei giochi da equilibrista tra casa e lavoro, tra una lavatrice da stendere e un nasino da asciugare, la cena da preparare e la lavapiatti da vuotare, una favola da raccontare e il tempo per giocare, un progetto da presentare e una visita dal pediatra?

Qualcuno dice che quando si diventa mamme il tempo per sé sparisce.

A cercarlo bene, invece, quel tempo c’è ancora, eccome se c’è.

Ha solo cambiato forma.

Ogni tanto sbuca, improvviso e inaspettato. Come un regalo il giorno in cui non è il nostro compleanno, come l’arcobaleno dopo il temporale.

E allora lo si ritrova in una serata in cui magicamente tutti dormono e, per qualche strana alchimia, si riesce a leggere qualche pagina di quel libro che per mesi ci ha aspettato paziente sul comodino; lo si riscopre in una chiacchierata al telefono con un’amica, mentre si spinge il passeggino in direzione parco; riappare in una cena romantica e improvvisata in cucina con nostro marito, in qualche ora sugli sci, rubata, come due fidanzatini, negli sguardi di intesa; ci sorride da un tramonto rosa, guardato dalla finestra della cucina mentre prepariamo la cena; ci allarga il cuore quando riordiniamo i pensieri pedalando da sole in bicicletta, o quando scoppia una risata, con le amiche di sempre, davanti a quel bicchiere di vino rimandato per mesi.

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